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La Turris Nigra è un elemento difensivo visibile sul versante Ovest del colle Marcantone, situata sopra il santuario di Santa Augusta. Eretta nel V-VI secolo, durante l'occupazione dei Goti sulle colline del Cenedese, fu restaurata tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. | La Turris Nigra è un elemento difensivo visibile sul versante Ovest del colle Marcantone, situata sopra il santuario di Santa Augusta. Eretta nel V-VI secolo, durante l'occupazione dei Goti sulle colline del Cenedese, fu restaurata tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. | ||
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+ | La cima più occidentale del colle Marcantone in età tardoantica era già occupata da un insediamento che si ipotizzava essere un oppidum <ref>Ipotesi formulata da Arnosti Giorgio in ''Cenita feliciter. L’epopea goto franco-romaico-longobarda tra VI e VIII secolo d.C.'', Vittorio Veneto, 2017 </ref>, frequentato tra IV e VI secolo d.C. A sostegno di tale tesi vi sono i molteplici ritrovamenti metallici nel sito. La datazione viene fornita sia dalle monete sia dalle tipologie di reperti, tra le quali anche alcuni di origine bizantina e franco-alemanna. Tra i vari referti rinvenuti nel sito ricordiamo i frammenti di fibule, le armille<ref> Bracciale usato come ornamento nella Roma antica</ref> framm a fettuccia desinenti a globetto schiacciato, le fibbie in bronzo di forma semicircolare e in ferro di forma sub-rettangolare, un'armilla frammentata a fettuccia con decorazione a disegni romboidali e ad occhio di dado punzonati, una piccola borchia dotata di perno forato e frammentario che rinvia alle guarnizioni tardo-antiche da cintura usate da Franchi e Alemanni, una trentina di monete del IV-V secolo. Si tratta di un luogo a lungo occupato che rientra nelle clusurae tardoromane<ref>Chiusure militari in territori fortificabili e difendibili, come la stretta di Serravalle</ref>, le quali, dopo la caduta amministrativa e militare dell'Impero Romano, diventarono siti di stanziamento e difesa della classe nobiliare dominante gota. | ||
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+ | La Turris Nigra è partecipe della famosa leggenda di Santa Augusta e per questo è denominata anche ''Torre di re Matruc''. Augusta era la figlia del re Matruc, identificato anche con ''Manducco'' padre del re ostrogoto Totila, o con un generale del visigoto Alarico. Il nome di questo capo barbarico è legato a più siti storici: lo ritroviamo presso Fratte di Fregona alla ''torre Matruc'' e nella ''casarmata'' al lago di Santa Croce. Augusta fin da piccola iniziò ad aiutare le persone in difficoltà e i cristiani perseguitati dal padre. Seguì la religione cattolica in aperto contrasto col re, facendosi perfino battezzare in segreto da un eremita del posto. Per cercare di farla tornare al paganesimo, Augusta venne più volte imprigionata, torturata e insultata. Si narra che fu sottoposta prima alla dolorosa ruota dentata, che però si ruppe, poi fu messa al rogo, il quale si spense subito, in seguito le furono strappati i denti e si decise di decapitarla, in quanto non voleva abbandonare il suo credo. Prima della decapitazione fu legata ad una ruota e gettata dal monte Marcantone fino a valle. Il corpo martoriato fu sepolto in cima alla collina di Serravalle che ancora oggi porta il suo nome. Per il suo coraggio e la sua misericordia, Augusta è ricordata due volte nel calendario, una il 27 marzo, dove si ricorda il ritrovamento delle sue reliquie, l'altra il 22 agosto e per l'occasione viene organizzata una fiera a Vittorio Veneto. | ||
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Versione attuale delle 09:32, 7 set 2022
La Turris Nigra è un elemento difensivo visibile sul versante Ovest del colle Marcantone, situata sopra il santuario di Santa Augusta. Eretta nel V-VI secolo, durante l'occupazione dei Goti sulle colline del Cenedese, fu restaurata tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo.
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Descrizione dell'edificio
La torre presenta una forma a puntone pentagono irregolare, di ispirazione scaligero-carrarese, con l' ogiva rivolta verso est e i lati nord e sud lunghi 3,70m e 4,50m; la parete occidentale invece misura 4,20m. Le murature, spesse settanta centimetri, furono restaurate per essere consolidate ma, nonostante ciò, due metri di esse con il passare del tempo sono crollate. L'altezza della Turris Nigra doveva misurare 17/18m ma, tradizionalmente, dovrebbe essere di 40m (tale condizione non è possibile per lo spessore delle murature).
Storia
La cima più occidentale del colle Marcantone in età tardoantica era già occupata da un insediamento che si ipotizzava essere un oppidum [1], frequentato tra IV e VI secolo d.C. A sostegno di tale tesi vi sono i molteplici ritrovamenti metallici nel sito. La datazione viene fornita sia dalle monete sia dalle tipologie di reperti, tra le quali anche alcuni di origine bizantina e franco-alemanna. Tra i vari referti rinvenuti nel sito ricordiamo i frammenti di fibule, le armille[2] framm a fettuccia desinenti a globetto schiacciato, le fibbie in bronzo di forma semicircolare e in ferro di forma sub-rettangolare, un'armilla frammentata a fettuccia con decorazione a disegni romboidali e ad occhio di dado punzonati, una piccola borchia dotata di perno forato e frammentario che rinvia alle guarnizioni tardo-antiche da cintura usate da Franchi e Alemanni, una trentina di monete del IV-V secolo. Si tratta di un luogo a lungo occupato che rientra nelle clusurae tardoromane[3], le quali, dopo la caduta amministrativa e militare dell'Impero Romano, diventarono siti di stanziamento e difesa della classe nobiliare dominante gota.
Curiosità
La Turris Nigra è partecipe della famosa leggenda di Santa Augusta e per questo è denominata anche Torre di re Matruc. Augusta era la figlia del re Matruc, identificato anche con Manducco padre del re ostrogoto Totila, o con un generale del visigoto Alarico. Il nome di questo capo barbarico è legato a più siti storici: lo ritroviamo presso Fratte di Fregona alla torre Matruc e nella casarmata al lago di Santa Croce. Augusta fin da piccola iniziò ad aiutare le persone in difficoltà e i cristiani perseguitati dal padre. Seguì la religione cattolica in aperto contrasto col re, facendosi perfino battezzare in segreto da un eremita del posto. Per cercare di farla tornare al paganesimo, Augusta venne più volte imprigionata, torturata e insultata. Si narra che fu sottoposta prima alla dolorosa ruota dentata, che però si ruppe, poi fu messa al rogo, il quale si spense subito, in seguito le furono strappati i denti e si decise di decapitarla, in quanto non voleva abbandonare il suo credo. Prima della decapitazione fu legata ad una ruota e gettata dal monte Marcantone fino a valle. Il corpo martoriato fu sepolto in cima alla collina di Serravalle che ancora oggi porta il suo nome. Per il suo coraggio e la sua misericordia, Augusta è ricordata due volte nel calendario, una il 27 marzo, dove si ricorda il ritrovamento delle sue reliquie, l'altra il 22 agosto e per l'occasione viene organizzata una fiera a Vittorio Veneto.
Note
Bibliografia
- Arnosti Giorgio, Cenita feliciter. L’epopea goto franco-romaico-longobarda tra VI e VIII secolo d.C., Vittorio Veneto, 2017
- De Nardi Sergio - Tomasi Giovanni, L’agro centuriato cenedese, Studi e ricerche, Vittorio Veneto, 2010
- Marchesi Pietro, Castelli ed opere fortificate del Veneto, Treviso, 1997
- Moret Antonio, patrimonio culturale. Tombe ed iscrizioni romane nell’Antico Cenedese, Udine, 1983
- Zanchetta Michele, Atlante dei castelli tra Piave e Livenza, Vittorio Veneto, 2021